Il Terrazzo Inferiore

EDIFICI DA 1 A 27

Originariamente un unico corpo di fabbrica, le cui murature poggiano direttamente sulla roccia di base, è il primo delle strutture di Tremona-Castello indagate mediante scavo stratigrafico, e assieme agli E3, 6, 8 e 9 fa parte della fila più interna del terrazzo inferiore. Sul piano di calpestio più antico sono stati identificati due focolari, che indicano una funzione abitativa in due diversi momenti. Dopo una fase di abbandono e crollo verso la fine del XI secolo, i terminali vengono ricostruiti con l’aggiunta del muro divisorio attorno alla metà del XII secolo, che dà origine a due ambienti a pianta rettangolare dotati di ingresso autonomo, aperti entrambi sul lato sud. Il nuovo livello d’uso ha prodotto numerosi reperti ed evidenze, tra cui un cranio di capra con attorno gli arti disposti in connessione anatomica deposti in una fossa (a carattere forse rituale) e un focolare, circondato da cenere e frustoli di carbone nell’E1A. Un altro focolare è stato trovato sul primo pavimento dell’ambiente 1B. Sia 1A che 1B, come pure gran parte degli edifici indagati, presentano uno strato a contatto con la roccia di base, caratterizzato da frustoli di carbone, frammenti ceramici e strumenti e schegge in selce che riconducono ad una frequentazione in età neolitica. I focolari e i reperti in ferro, bronzo, pietra ollare e vetro rinvenuti negli strati medioevali combaciano con l’ipotesi di una funzione abitativa delle diverse fasi.

Situato all’estremità occidentale della fila centrale di edifici, composta dagli E4, 5, 7 e 10, nasce come struttura a pianta quadrangolare suddivisa in due vani (2A e 2B/C) con i rispettivi accessi rivolti a sud già durante la fase di costruzione. Quando, dopo una fase di abbandono datata alla metà del XII secolo, il locale 2B viene ulteriormente diviso in due (2B e 2C) viene aperto un accesso nel perimetrale ovest per il vano 2C. Quest’accesso viene successivamente murato, così come quello nel perimetrale sud dell’E2A, per due nuovi nel perimetrale nord. Le evidenze consistono in due buche di palo nel primo livello d’uso dell’E2A, e un focolare rispettivamente nel locale 2B e uno nel 2C; altri focolari si ritrovano negli strati successivi degli stessi ambienti e di quelli ricavati dividendo il 2B (2B1, 2B2), in alternanza a strati di crollo. A causa della mancanza di ritrovamenti particolari, 2B1 e 2B2 vengono interpretati come spazi per l’alloggiamento di animali. Resti carbonizzati della travatura e il crollo del tetto e dei perimetrali in tutti i locali testimoniano la distruzione violenta dell’edificio dovuta ad un incendio. Semi e resti carbonizzati, chiavi, chiodi, fibbie e coltelli, reperti comunemente ritrovati in analoghe condizioni di abbandono repentino di molti altri edifici, indirizzano verso un uso abitativo degli ambienti 2C e 2A anche nell’ultima fase.

L’edificio si colloca ad ovest dell’E1 ed è addossato al suo muro occidentale. Lo strato d’uso d’inizio XI secolo, posto direttamente sopra il piano di cantiere, ha restituito una buca di palo e un focolare nell’angolo nordovest. Il nuovo pavimento, ridefinito dopo un periodo d’abbandono, ha restituito numerosi oggetti d’uso quotidiano – tra cui una chiave, una fusaiola e una punta di freccia – che testimoniano la rinnovata funzione abitativa da collocarsi verso la fine del XII secolo. Un terzo piano d’uso, riferibile alla prima metà del XIII secolo, viene impostato in un momento successivo sopra il crollo delle strutture della fase precedente. Tale livello presenta un focolare e un nuovo accesso viene contemporaneamente aperto nel perimetrale ovest. Lo strato archeologico più antico si data al Bronzo Finale o alla Prima Età del Ferro grazie al materiale ceramico rinvenutovi. Tale strato si presenta intaccato da una fossa che ha restituito lo scheletro frammentario di un bambino, datato ad un momento che precede l’edificazione delle strutture oggi conservate (VII-VIII secolo).

L’edificio, che occupa lo spazio originariamente libero fra gli edifici 2 e 5, presenta una sola fase d’uso datata al Medioevo, non meglio precisabile poiché non vi sono stati ritrovati materiali datanti, oltre alle consuete preesistenze preistoriche. A causa dell’assenza di evidenza di focolari e di una copertura in materiale durevole, si è ipotizzato potesse trattarsi di un edificio senza funzione abitativa, con copertura con materiale vegetale, o di un cortile aperto.

Si tratta di un edificio interessato da diverse trasformazioni nel corso del tempo. La struttura primaria, originariamente a sé stante, è datata forse già al X secolo e si presenta a pianta rettangolare allungata in senso est-ovest. Il perimetrale nord risulta accuratamente eseguito, con la presenza di resti di intonaco sul lato interno e l’inserzione di due canali di scolo verticali, che potrebbero indicare un piano superiore. In seguito, forse già agli inizi dell’XI secolo, l’edificio è stato suddiviso in quattro ambienti (E5A, 5B, 5C, 5D) non comunicanti fra loro da tramezzi disposti parallelamente in senso longitudinale, che poggiano direttamente sul piano d’uso dell’edificio primario e sono serviti da quattro accessi aperti a sud. I diversi locali presentano un ulteriore piano di calpestio: lo strato d’uso ha prodotto materiali eterogenei, di cui metalli – lame di vario tipo, punte di freccia, chiavi, fibbie, chiodi e boncinelli- e fusaiole in terracotta, ma l’assenza di focolari esclude l’ipotesi di una funzione abitativa; al contrario, la presenza di noci, castagne e cereali carbonizzati indirizzano verso l’ipotesi di un magazzino per lo stoccaggio di derrate alimentari. I numerosi strumenti litici, in parte anche semilavorati, e scarti di lavorazione della selce provenienti da sotto lo strato d’uso dell’E5C permettono di ipotizzare un punto per la lavorazione della selce. Sotto la base del muro divisorio tra l’ambiente 5A e il 5B, infine, è stata rinvenuta una sepoltura contenente i resti di un feto, datati al VI-VII secolo. Nei livelli preistorici la ceramica e i resti di fibule indicano una frequentazione nei secoli VI e V a.C., senza però restituire strutture abitative identificabili con certezza.

Posto direttamente ad est dell’E1, è una struttura a pianta quadrangolare particolarmente ampia, aperta in un primo momento sul vicolo a sud e successivamente su quello a nord, a seguito della costruzione di un muro divisorio di cui tuttavia sopravvive solo una ristretta porzione. Vi sono livelli d’uso, tre dei quali caratterizzati da diversi focolari e altri ritrovamenti – lame, frammenti di serratura e una serratura completa, chiavi, chiodi, frammenti di boncinelli e fibbie- che indicano un uso abitativo del locale. L’ultimo livello, il più recente, si caratterizza per l’accumulo di cereali e frutti carbonizzati, che lascia invece ipotizzare un uso come deposito di derrate alimentari. Quanto alla possibile cronologia, non sono stati ritrovati reperti datanti, ma l’edificio si colloca cronologicamente e materialmente tra l’E1, costruito prima, e l’E8, edificato dopo, nello sviluppo ovest-est del villaggio; il che porterebbe a datare l’esecuzione dell’E6 a cavallo tra il X e l’XI secolo.

Posto immediatamente ad est dell’E5, l’edificio presenta un accesso sul lato sud e un solo livello d’uso, da cui provengono diversi resti metallici. Numerosi reperti preistorici provengono invece dal livello che precede l’edificazione delle strutture, sul quale si contano anche due focolari.

L’edificio è posto ad est dell’E6 ed è addossato al suo perimetrale est. I perimetrali nord, sud ed est, originariamente intonacati sulla superficie interna, poggiano direttamente sulla roccia di base, mentre il divisorio interno, che a un certo punto divide l’edificio in due, si colloca su uno strato di crollo di copertura. Il primo livello d’uso appare fortemente caratterizzato da cenere e carboni e dalla presenza di numerosi reperti (chiavi, punte di freccia, lame) che tuttavia non confermano una particolare destinazione dell’edificio in questa fase, datata alla prima metà dell’XI secolo. Dopo un momento di abbandono riferibile alla seconda metà dell’XI-inizio del XII secolo, seguito da un crollo, su quest’ultimo viene impostato il muro divisorio che divide l’edificio in due ambienti – 8A e 8B – ciascuno dotato di accesso autonomo nel perimetrale nord. Il primo mostra i resti di una struttura semicircolare nell’angolo nordovest, che unitamente ai residui di carboni e cenere sul relativo piano di calpestio sembrerebbe indicare la presenza di un forno. L’ambiente 8B, invece, non ha fornito informazioni sufficienti per poterne stabilire la funzione. Monete rinvenute datano questa fase alla seconda metà del XII secolo.

Sono edifici posti a contatto rispettivamente del perimetrale est dell’E8 e di quello est dell’E7. Entrambi piuttosto danneggiati, non hanno restituito dati sufficienti per determinarne la funzione o una cronologia che non sia genericamente posteriore alla prima metà dell’XI secolo, anche a causa dell’interferenza operata dalle radici di alberi cresciuti in superficie.

L’edificio, così come i successivi E12, 13, 14, 15, 16, 22 e 27, fa parte delle strutture poste al limite occidentale del terrazzo. La grande soglia, inserita nel perimetrale est, si riferisce alla prima fase abitativa collocabile nella seconda metà del X secolo. Così come accade per l’E12, essa presenta, in aggiunta alla consueta lastra di calcare usata come superficie d’appoggio, una serie di lastre poste di taglio davanti alla prima, si suppone per impedire l’infiltrazione delle acque di scorrimento all’interno dell’edificio. Il secondo livello d’uso, costruito sopra il crollo dell’edificio precedente e datato tra XI e XII secolo, ha evidenziato i resti di un focolare delimitato da piccole lastre; tale livello è a sua volta ricoperto da un’ulteriore fase di abbandono, il cui termine è sancito dal posizionamento di un nuovo strato d’occupazione. La funzione domestica è ipotizzata almeno per il terzo livello occupazionale.

La struttura, posizionata immediatamente a sud dell’E11, risulta addossata al muro di cinta occidentale, mentre gli accessi, riferibili alle diverse fasi di occupazione, erano aperti nel perimetrale est. I due accessi più recenti presentano le stesse lastre di calcare infisse a coltello sul lato della strada già osservate nell’E11 per bloccare l’afflusso di materiale in caso di forti piogge. L’edificio è caratterizzato da almeno tre fasi di utilizzo, la più antica delle quali risale alla seconda metà del X secolo, datazione ottenuta da rinvenimenti monetali e dall’analisi radiometrica di campioni di carbone provenienti da due focolari. Sembra trattarsi di una fase particolarmente lunga, che ha il suo termine nella seconda metà del XII secolo. Dopo un breve momento di degrado, l’edificio sembra sia stato diviso almeno in due parti: ciò che resta del tramezzo è un breve tratto di muro, accostato al perimetrale est, la cui esecuzione è datata alla fine del XII secolo. L’ultimo livello cronologico, caratterizzato dall’apertura di nuovi ingressi, pare comunque terminare nella seconda metà del XIII secolo come accade per il resto dell’abitato. Sotto l’edificio, inoltre, si conservano le tracce delle strutture preistoriche più antiche dell’intero insediamento, che consistono in reperti fittili e litici datati al Neolitico Medio, seguiti da altri riferibili al Bronzo Finale e alla Prima età del Ferro come comunemente riscontrato nel resto del villaggio. Infine, la presenza nei vari livelli di focolari e oggetti quali chiavi, fusaiole, boncinelli e frammenti di pietra ollare e di ossi animali ha condotto verso un’interpretazione abitativa dell’edificio nelle diverse fasi.

L’E13 si colloca direttamente a sud dell’E12 e si appoggia al suo perimetrale meridionale. Dei due piani d’uso, il più antico ha mostrato tracce di cinque diversi focolari, posti a tre distinte quote, il che indica l’ampio sfruttamento dell’edificio in un periodo collocato a partire dalla metà del XII secolo; lame di coltelli e frammenti di pietra ollare, oltre ai focolari, chiariscono per questa fase una destinazione abitativa. Il piano d’uso più recente, invece, si data genericamente al secolo successivo ed è posto, come di consueto, al di sopra di una fase di crollo e abbandono. Anche qui, dallo strato più profondo a contatto con la roccia di base provengono resti di ceramica preistorica.

L’accesso al terrazzo inferiore con strada caratterizzata da un forte dislivello, relativo alla seconda fase dell’insediamento, si colloca in questo punto. Di questa struttura si conservano il portacardine nord e l’entrata, da datare all’inizio del XII secolo. Più tardi tale accesso viene murato a secco; il piano d’uso che si viene a creare, datato genericamente alla seconda metà del XII secolo, sembra assumere una funzione abitativa, come dichiara la presenza di un focolare. Dopo un breve periodo di abbandono, il nuovo piano d’uso che viene creato risulta particolarmente ricco di scorie metalliche e scarti di lavorazione e perciò l’edificio, totalmente aperto verso est sulla strada interna, viene interpretato come la fucina di un fabbro. In seguito a un’altra fase di disuso, l’edificio viene chiuso con la costruzione del perimetrale est, dove si apre un accesso. Sembra ora interpretabile come magazzino, in base alla presenza di frammenti di recipienti in pietra ollare che dovevano contenere castagne e cereali, di cui si sono ritrovati i resti carbonizzati.

L’E15, posto direttamente a sud dell’E14, risulta contemporaneo agli E16 e 22 con cui condivide i perimetrali est e ovest, e possiede due differenti livelli d’uso, intervallati come sempre da una fase di abbandono e crollo. Lo strato più antico risale agli inizi dell’XI secolo e il relativo focolare riconduce a una funzione abitativa. Il secondo strato d’uso corrisponde a una riduzione dello spazio, con la costruzione di un muro nella parte occidentale dell’edificio. Il nuovo piano viene datato alla seconda metà del XII secolo e un relativo focolare ne reitera la funzione domestica. Nello strato più profondo a contatto con la roccia sono stati ritrovati materiali preistorici, quali ceramica e scarti di selce.

Situato a sud dell’E15, le evidenze sono costituite da un primo piano d’uso riferibile alla seconda metà del X secolo e identificato come abitazione per la presenza di un focolare. Dopo un momento di degrado la struttura viene ristrutturata, con la ricostruzione massiva del perimetrale ovest. Contemporanea è la creazione di uno strato d’uso datato alla seconda metà del XII secolo grazie ad alcune monete. Dopo un ulteriore periodo di abbandono, si osserva un’ulteriore fase di frequentazione, di natura incerta, collocata verso la fine del XII secolo. Frammenti di ceramica protostorica si ritrovano negli strati più profondi, a contatto con la roccia.

L’E17, originariamente un corpo a sé stante, è il più occidentale della terza fila di edifici del terrazzo inferiore con gli edifici 18, 19, 20, 21. I perimetrali vengono posti direttamente su di un piano costituito da roccia e materiale apportato per livellare la superficie; il piano d’uso che si viene a creare al di sopra viene datato alla prima metà del XIII secolo e il focolare presente indica una funzione abitativa. Una datazione di poco posteriore, fissata alla metà del XIII secolo, è attribuibile all’E18: si tratta di un ambiente ricavato tamponando lo spazio esistente fra gli E17 e 19 con la costruzione dei perimetrali nord e sud, la cui funzione viene identificata come abitativa per la presenza di un focolare.

L’edificio, ad est dell’E18, mostra due fasi costruttive principali: il corpo di fabbrica originale, privo di partizioni interne e dotato di accesso affacciato a sud, viene datato dalle monete presenti sul primo piano d’uso alla prima metà del XIII secolo, come l’E17. Dopo una breve fase d’abbandono, un muro divisorio posto in senso longitudinale divide l’ambiente in due metà -19A, 19B-, dotate di ingressi autonomi aperti nel perimetrale nord. Entrambi i locali sembrano destinati a una funzione abitativa, come dichiara la presenza di un focolare ciascuno. In 19B è inoltre presente un ripostiglio di scarti in ferro. Materiali ceramici e litici presenti sotto l’edificio riconducono alla frequentazione in epoca preistorica e protostorica.

L’E20, posto ad est dell’E19 di cui sfrutta il perimetrale ovest, si compone dei due ambienti 20A e 20B. Il primo, dotato di un solo piano d’utilizzo, ha fornito materiale datante alla metà del XIII secolo, mentre i reperti rinvenuti riconducono a una possibile funzione domestica. Il locale 20B, invece, pur avendo una stratigrafia e una funzione comuni, non ha restituito materiali utili per effettuare datazioni. Direttamente ad est dell’E20 ed appoggiato al suo perimetrale est si colloca l’E21,che tuttavia non è stato scavato a causa della pesante interferenza delle radici degli alberi cresciutivi.

L’E22 si colloca direttamente a sud dell’E16, nell’angolo sudoccidentale del margine del terrazzo. Si sono riscontrati due differenti livelli d’utilizzo: il più antico ha restituito una moneta della seconda metà del XII secolo, ma osservazioni strutturali che pongono l’edificio in relazione agli E15 e 16 collocano l’esecuzione primaria alla seconda metà del X. Inizialmente, esso costituiva uno dei tre edifici della fase 1 dell’insediamento non ancora addossati al muro di cinta. Dopo un momento di abbandono, alla fine del XII secolo si assiste alla riparazione del perimetrale ovest, che entra a far parte del sistema di fortificazione. Il nuovo piano d’uso si colloca a cavallo con il secolo successivo e la presenza di focolari per entrambi i livelli riconduce ad un’ipotesi abitativa continua. Al di sotto dell’edificio, gli strati a contatto con la roccia hanno restituito materiale preistorico riferibile alla prima Età del Ferro.

L’E23 nasce come un corpo di fabbrica addossato al muro est delll’E25 e già suddiviso in due ambienti distinti -23A e 23B-, parti integranti del lato meridionale delle mura di cinta. Il primo piano di utilizzo del 23A viene datato alla fine del XII secolo, ma i resti di un bovino con ossi sepolti in connessione anatomica al di sotto delle strutture indica una probabile fase precedente l’edificazione dell’E23; l’ipotesi viene rafforzata da tracce d’uso datate all’XI secolo presenti nel locale 23B. L’assenza di reperti domestici, rinvenuti invece nell’ambiente 23A, sembra indirizzare verso un uso come magazzino del 23B.

Posto ad est dell’E23, le strutture dell’E24 si mostrano particolarmente danneggiate nella metà sudorientale. L’unico piano di utilizzo rilevato si colloca sopra un livellamento del terreno per pareggiare la pendenza con la roccia affiorante e si data all’inizio dell’XI secolo. I reperti, consistenti in castagne e cereali carbonizzati, chiodi, un anello in lega di rame e due guardie di spade suscitano qualche perplessità sulla possibile destinazione. Una situazione analoga si riscontra per l’E25, ad est del precedente e ancora piuttosto danneggiato. Due fasi di utilizzo sono invece segnalate per l’E26, ad est dell’E25, di cui la prima risulta riferibile ad un ampio lasso di tempo che va dall’inizio dell’XI secolo alla seconda metà di quello successivo; non chiara invece è la destinazione dell’ambiente.

Qui si colloca l’attuale accesso all’insediamento, che corrisponde al terzo e più recente accesso riferibile al XIII secolo. Lo spazio, che in origine separava gli E11 e 44, viene chiuso dai muri est e ovest, creando così l’E27. Per la sua attuale funzione, l’edificio non è stato ancora indagato e quindi mancano elementi datanti. Ad un certo momento, per realizzare questo nuovo accesso, il perimetrale est viene drasticamente abbassato, quelloovest probabilmente rimosso. Nell’angolo nord-occidentale dell’edificio viene costruita una struttura semicircolare che ospita la pietra portacardine del portone.